
Rieccomi, quasi due mesi di latitanza lo so. Non vi immaginate cosa sia stata per me quest'estate, quanto sia stata bella e ricca di esperienze e di incontri. Ho volutamente lasciato da parte ogni "dovere", e anche se il blog è gioco e gioia, richiede comunque del tempo che non ho avuto, e che non ho nemmeno voluto spendere. Settembre è sempre stato per me il mese del "si ricomincia", forse perché non ho mai avuto altro status diverso da quello di studentessa, ma quest'abitudine mi piace ed è così che riprendo in mano impegni e lavori. Piano piano condividerò con voi foto e racconti dell'estate trascorsa, ma per farmi perdonare voglio subito prendervi per la gola! :) Ieri mattina, armata di zaino e scarponi, ho esplorato un piccolo sentiero sotto la nostra casetta; volevo a tutti i costi trovare il sambuco, pianta a cui sono molto affezionata. La stagione dei frutti sta ormai per finire, chiudere nei miei vasetti il calore delle bacche maturati al sole d'agosto mi da l'illusione che l'inverno sarà meno freddo, per cui questa è un'abitudine che mantengo con dedizione. Il sambuco è molto frequente nei ruderi non coltivati e di solito è molto generoso, se la pianta è robusta ed abbastanza anzianotta è carica di frutti. Sono stata fortunata perché il cammino mi ha regalato anche tante more, per cui ho pensato di utilizzarli entrambi per una gelatina, guardate che bel colore.. Ho anche l'occasione di farvi una mini lezione di erboristeria, il sambuco che noi utilizziamo in cucina è il Sambucus nigra, da non confondersi assolutamente col Sambucus ebulus, pianta tossica. A grandi linee i caratteri morfologici distintivi sono questi: il primo ha forma arbustiva o cespugliosa (dipende dall'età), foglie verde scuro ed un tronco legnoso marrone col tipico interno vuoto, le infruttescenze sono a grappolo rivolti verso il basso. Il Sambucus ebulus invece ha uno stelo di consistenza sempre legnosa ma più sottile che rimane colorato di verde chiaro, stesso colore delle foglie. Le infruttescenze sono molto molto simili alle precedenti ma sono rivolte verso l'alto, come un fiore ad ombrella. NON RACCOGLIETE IL SECONDO, è MOLTO VELENOSO. QUESTE SONO ALCUNE INFORMAZIONI PER OCCHI ESPERTI, SE è LA PRIMA VOLTA CHE CERCATE QUESTA PIANTA AFFIDATEVI AD UN LIBRO DI BOTANICA O FATEVI ACCOMPAGNARE DA CHI LA CONOSCE GIà.

N.B.= Questo blog e la sua redattrice non si rendono responsabili dell'errato uso di queste informazioni.
Ingredienti
750 g di succo bacche di sambuco e more in proporzioni variabili (peso della frutta già passata)
400 g di zucchero
1 limone
1 busta di gelificante
Procedimento:
Una volta raccolto le infruttescenze del sambuco e le more, lavatele in acqua corrente per alcuni minuti (questa operazione ci serve per eliminare la polvere e gli insetti). Posizionate tutto in uno scolapasta e con molta pazienza cominciate a staccare ogni singola bacca dal ramoscello rossastro del sambuco; scegliete solo quelle più nere, ben mature e tralasciate quelle verdi, rosse o quelle già secche.
Eliminate i semi, passando i frutti nel passaverdura. Miscelate lo zucchero al preparato gelificante ed unitelo al succo di sambuco e more. Ponete tutto sul fuoco e portate ad ebollizione per il tempo richiesto nelle istruzioni della bustina, di solito mai più di 5 minuti. Questo metodo può non essere condiviso ma io preferisco aggiungere addensanti NATURALI (agar agar, kuzu, pectina, amido) perché così la frutta bolle di meno e mantiene più proprietà.
Invasate in vasetti sterilizzati, con tappi a vite e ribaltateli fino a che si sono raffreddati.